Quello che era prevedibile si sta puntualmente verificando. Giorno dopo giorno appare sempre più difficile pernsare che la stagione sportiva 2020-21 possa ripartire se non, forse, con l'arrivo della primavera. Lo fanno capire chiaramente le decisioni che il Governo, nazionale o regionale che sia, sta assumendo da qualche settimana. Senza entrare nel merito dei provvedimenti ci chiediamo se era il caso provare a partite e se tutto è stato fatto secondo logica. Per fugare subito ogni dubbio diciamo che ci schieriamo dalla parte delle società dilettantistiche e dei loro tesserati, dei dirigenti, degli allenatori, dei giocatori che fanno sport animati dalla passione. Ci mettiamo dalla parte dei ragazzi che privati della possibilità di fare sport controllati dalle società si ritrovano nei parchi cittadini. Ci schieriamo dalla parte di tutte queste realtà che hanno creduto si potesse ripartire e che si sono adeguate ai protocolli loro imposti dalla rispettive Federazioni e concordati a livello nazionale con il Governo. Società e/o tesserati che hanno pagato iscrizioni ai campionati, palestre, campi sportivi, visite mediche e sostenuto le spese per i materiali e che adesso si ritrovano di nuovo a vivere un "incubo" sportivo. La salute viene prima di tutto e lo gridiamo ad alta voce, ma forse la stagione 2020-21 poteva e doveva essere gestita diversamente, magari pianificando sin da subito i campionati a partire dalla primavera e magari ripensando le formule e adattandosi alla situazione. Campionati di sola andata con playoff e playout prolungando la stagione fino all'inzio dell'estate. Forse un po' di lungimiranza bastava per evitare disagi ed esborsi economici rilevanti per piccole realtà e per dare un senso ad una stagione sportiva che rischia di naufragare ancor prima di partire. Chi risarcirà economicamente le società? Chi ridarà entusiasmo e voglia a tutte le componenti in causa?